In considerazione dell’incomparabile patrimonio culturale della Custodia di Terra Santa (CTS), formatosi attraverso donazioni, collezioni private e, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio archeologico, grazie alla lunga attività di scavo della scuola archeologica dello Studium Biblicum Franciscanum (SBF), e vista la necessità di documentare dettagliatamente l’effettiva consistenza del suo patrimonio, la CTS ha sentito l’urgenza di mettere in opera tutta una serie di iniziative volte a documentare, conservare e valorizzare in modo puntuale ed adeguato il suo patrimonio culturale.

I primi contatti risalgono all’autunno del 2009, tramite la Società Cooperativa COPAT di Torino, coinvolta grazie alla sua decennale esperienza nel settore dei Beni Culturali, in vista di un progetto di censimento sistematico, schedatura informatica e riproduzione digitale dei beni archeologici, a partire da quelli conservati a Gerusalemme presso l’allora Museo Archeologico Privato dello SBF. In quell’occasione, insieme al direttore del Museo Padre Eugenio Alliata, si sono discusse la struttura e le caratteristiche del database, e redatte le linee guida per la schedatura.

Gli anni successivi, fino al 2012, hanno costituito un periodo di sperimentazione sostenuto dall’Associazione Pro Terra Sancta (ATS), finché nel 2013, grazie al sostegno finanziario dell’Ateneo molisano, si è partecipato per la prima volta al bando del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) per le missioni archeologiche estere. L’approvazione della proposta progettuale da parte del Ministero ha permesso di dare avvio ad un progetto autonomo, pur sempre in adesione a quello più ampio promosso dalla CTS insieme ad ATS, che ovviamente non abbraccia unicamente l’archeologia.

Per avere un’idea dell’impegno profuso, si consideri che a partire dal 2010 fino ad oggi sono stati catalogati circa 11.250 reperti archeologici.

Tra i risultati di tale lavoro, va certamente annoverata la restituzione al loro originario contesto, nel tempo perdutosi, di un gruppo di lacerti in tessellato policromo, un tempo murati sotto una della arcate del porticato del Convento della Flagellazione (Foto 5), che sono risultati essere provenienti dal pavimento di una delle cappelle dell’antico santuario del Dominus Flevit, a mezza costa del monte degli ulivi. Il recupero ha fatto pensare alla possibilità di restaurare i lacerti, in modo da poterli restituire al loro contesto originario; per tale lavoro ci si è avvalsi dei ragazzi palestinesi formati dal Mosaic Center di Gerico (Foto 6-9 ), seguiti da un restauratore esperto, individuato nel Dott. Alessandro Lugari della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma; i lavori di restauro si sono così trasformati in un piccolo corso di aggiornamento professionale per i giovani professionisti locali, per il quale si rimanda al video dell’intervista realizzata dal Christian Media Center:

La continua collaborazione con ATS, in questo caso nella persona della Dott.ssa Sara Cibin, attuale projet manager dell’erigendo Terra Sancta Museum, ha permesso di mettere ulteriormente a frutto la conoscenza scientifica del materiale, acquisita in questi anni attraverso lo studio di tanti giovani ricercatori, con la realizzazione di un prodotto editoriale dal profilo divulgativo di prossima uscita, dal titolo Selected Works, che presenterà in anteprima in modo accattivante e piacevole, attraverso la ricchezza delle immagini tutte a colori accompagnate da brevi testi, alcuni dei pezzi più notevoli, che saranno esposti nel nuovo allestimento.

Foto 5 Convento della Flagellazione.
Foto 6 Mosaic Center di Gerico.
Foto 7 Mosaic Center di Gerico.
Foto 8 Mosaic Center di Gerico.
Foto 9 Mosaic Center di Gerico.